Nel vibrante scenario dei tardi anni ’90, Repubblica, uno dei principali giornali italiani, si trovò di fronte a un momento cruciale nella sua storia mentre intraprendeva il percorso dalla stampa al digitale. La sfida era chiara: trasferire senza soluzione di continuità il giornale quotidiano dal sistema editoriale ATEX all’HTML. Questo segnò l’inizio di uno sforzo collettivo per abbracciare l’era digitale.

Avvicinato dal capo di una struttura parallela che supervisionava la prima copertura online delle elezioni amministrative (Elezioni 96), si rendeva necessaria urgentemente una soluzione. Durante la notte, sviluppai un programma in C per esportare da ATEX in un indice HTML e in singoli file di articoli. Il programma in C divenne il perno, colmando il divario tra il formato tradizionale della stampa e le esigenze del mondo online.
Il giorno successivo, presentai la soluzione al team. Non era perfetta, ma avevamo una versione del giornale in HTML, un passo avanti nel percorso di Repubblica verso la frontiera digitale.
Dopo lo sviluppo del programma di conversione da Atex a HTML, diventai il referente del progetto Internet, assumendo un ruolo chiave nel coordinare gli sforzi e garantire il successo del progetto.

Lo sforzo collettivo portò alla nascita di Repubblica.it, con una visione condivisa di portare il giornale nell’era digitale. Mentre Repubblica.it andava online con una versione di prova (Repubblica Lavori in Corso), iniziava lo sviluppo di IES (Internet Editorial System), noto più o meno affettuosamente come “l’accrocco”. L’urgenza di andare online prima del completamento aggiunse uno strato di lavoro manuale, ma fu una testimonianza dell’impegno del team nella transizione digitale.
Il 14 gennaio 1997, Repubblica.it andò live. Quel giorno, imparai una lezione cruciale. Avevamo concordato di lanciare il sito alle 11, ma la mia connessione internet, un doppio canale ISDN da 128K, faticava a connettersi ai nostri server a Milano a causa del traffico utente travolgente. Il nostro Direttore Generale era dietro di me, e ho avuto quindici minuti difficili per connettermi e avviare il nuovo sito web. Inutile dire che tutte le attività future le seguivo direttamente nel server farm di iNet a Milano, e la connessione non fu più un problema.
Dal giorno in cui Repubblica.it è andato live, la sfida si è estesa oltre lo sviluppo di IES. Il team si è trovato di fronte al compito di scalare l’infrastruttura del server web per gestire la crescita senza precedenti del traffico. La configurazione iniziale con i server Sun1 e Sun2, bilanciati con il round robin DNS, si rivelò presto insufficiente. Un’infrastruttura più avanzata, compreso un bilanciatore di carico all’avanguardia di Radware, fu stata adottata per distribuire uniformemente il traffico tra i vari server front-end.

IES non era solo una soluzione; era un precursore dei moderni Content Management System (CMS). La rivista Syebold ne riconobbe l’approccio innovativo, presentando un articolo che evidenziava la capacità del sistema di funzionare all’interno del browser Netscape Navigator. IES gestiva le fasi di redazione, approvazione, pubblicazione e successivamente fu aggiunto un sistema “spooler” per l’allineamento dei contenuti sui server web.
Questo non fu solo un successo tecnologico; fu il risultato di dedizione collettiva, resilienza e di una visione condivisa per portare Repubblica nell’era digitale. Riflettendo su questo incredibile percorso, sono profondamente grato di aver fatto parte di un progetto così trasformativo.
Un ringraziamento speciale ai visionari che hanno fondato Repubblica – Vittorio Zambardino, Gualtiero Pierce ed Ernesto Assante. Un caloroso riconoscimento al mio mentore e capo, Mario Salamida, e a Paolo Dal Pino, il Direttore Generale di Repubblica, la cui leadership plasmò il nostro percorso.
La mia gratitudine si estende a tutti i colleghi dell’epoca a Repubblica. Il giornale non era solo un luogo di lavoro, ma un ambiente fantastico dove prosperava l’innovazione.
Grazie a tutti per avermi reso parte di questo straordinario viaggio.